lunedì 31 gennaio 2011

"Accidenti" che ignoranza questi atei e razionalisti dell'UAAR !





Quest'oggi le agenzie di stampa riportavano una notizia davvero assurda...un tale Dante Svarca avrebbe presentato un esposto contro il vescovo di Ancora per abuso della credulità popolare.
L'accusa? 
Per affermare che l'Eucaristia è vero corpo e sangue di Cristo occorrono dei riscontri scientifici! 
Peccato però che nella sua evidente ignoranza il presunto razionalista (solo di nome) non abbia tenuto conto del fatto che la tradizione della Chiesa insegna da sempre che a seguito della transustanziazione gli accidenti rimangono gli stessi del pane e del vino (odore, sapore, forma, consistenza etc...) e a cambiare è la sostanza...
Evidentemente al nostro amico ateo e "razionalista" mancano le basi teologico/filosofiche. 
Gli consigliamo una bella ripassatina di Aristotele e San Tommaso! 
Questo approfondimento necessario potrebbe costituire un buon motivo per aprire qualche libro! Pur senza togliere nulla alle tue letture mi sento particolarmente clemente e voglio facilitarti il lavoro... 
Veniamo a te...Ora hai una settantina di anni e fisicamente sei molto diverso da quando ne avevi 25, sei invecchiato e continuerai ad invecchiare...il tuo invecchiamento è un accidente, ma la tua persona, il tuo essere uomo è la sostanza...infatti eri uomo a 25 anni e lo sei ora. Capito?
La sostanza, il tuo essere un umano, non è visibile, non è estendibile, non ha peso, non ha gravità, non ha grandezza quantitativa o forma, semplicemente definisce l'essenza di ciò che sei.
Allo stesso modo l'essenza di Gesù Cristo, la sua sostanza non puoi vederla.
Il miracolo dov'è allora? Nel fatto che sotto le specie del pane e del vino sia presente veramente, realmente, sostanzialmente, il corpo il sangue, l'anima e la divinità del nostro Signore Gesù Cristo morto e risorto! 
Ora però non dire che noi cristiani abbiamo tirato in ballo la questione sugli accidenti per giustificare la presenza reale di Cristo...perché di accidenti, ben prima di San Tommaso, ne parlò Aristotele che cristiano certamente non era.
Caro Dante, di cui a quanto pare hai solo il nome e non la fede, per comprendere la grandezza di questo mistero ahimè la scienza non può proprio aiutarti. Se infatti riuscisse a dimostrarti la reale presenza di Cristo crederesti e con te chissà quanti...ma così facendo il tuo libero arbitrio (e quello dei tuoi amici) non sarebbe più libero, saresti/ste in un certo senso costretto/i a credere. 
Non funziona così...Dio non sarebbe ciò che di fatto è, ovvero Amore! E l'amore autentico, si sa, lascia liberi, non costringe nessuno ad essere riamato!
Per credere caro il mio "razionalista" occorre la fede! Si la fede! Ma questo noi cattolici lo sappiamo benissimo...e proprio per questo motivo non sussiste l'accusa di abuso di credulità...perché nessuno ci inganna, ed in quanto cristiani e cattolici noi crediamo e sappiamo in Chi riponiamo la nostra fede! E tu piuttosto? 
Prima di congedarti volevo segnalarti che Dio, nella sua infinita misericordia, ha da sempre pensato anche ai miscredenti come te operando segni e prodigi per dimostrare perfino "fisicamente" (senza sbilanciarsi troppo) la veridicità della reale presenza di Cristo nell'Eucaristia con il Suo Corpo ed il Suo Sangue...operando di tanto in tanto, in varie parti del mondo, cambiamenti di accidenti durante la transustanziazione... Si chiamano Miracoli Eucaristici (prova ad informarti sul Miracolo di Lanciano), sono centinaia e di alcuni puoi prenderne visione QUI. Ma come dicevo precedentemente si tratta di miracoli e sebbene possano essere di ausilio alla tua fede o possano riaccenderla se sopita non possono resuscitarla se morta o rianimarla se volontariamente soffocata. In questo caso occorre un intervento diretto di Dio non senza la tua collaborazione, ma questa si chiama conversione, ed è un'altra storia...

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di Giacomo Galeazzi
LaStampa.it

Somministrare l'ostia consacrata affermando che essa è 'corpo di Cristo' è abuso della credulità popolare. E per questo Dante Svarca, ex comandante dei vigili urbani di Ancona e dirigente dell'Ufficio statistica del Comune in pensione, membro dell'Unione degli atei e degli agnostici razionalisti, ha presentato un esposto a carico del vescovo, mons. Edoardo Menichelli, dopo averlo diffidato a dare disposizioni ai sacerdoti della sua diocesi di "astenersi dal presentare ai fedeli l'eucaristia come il miracolo della transustanziazione, affermando la presenza effettiva nell'ostia consacrata della vera e viva carne di Gesù". "Non ho ricevuto risposta e il vescovo di Ancona e i sacerdoti della sua diocesi - afferma nella denuncia Svarca, 72 anni, originario del Pesarese - continuano a presentare l'ostia come il vero corpo di Gesù, in aperto contrasto con la ragione e i risultati della scienza". 

Ritenendo che "in tale comportamento si possa configurare un plateale abuso della credulità popolare", Svarca va oltre e chiede che vengano acquisiti "campioni di ostia consacrata e ancora da consacrare" per poi procedere all'esame del Dna, in modo da "chiarire definitivamente se sia avvenuto qualche reale cambiamento nell'ostia, a seguito della consacrazione". "Nel caso in cui venga accertato che con la consacrazione nessun cambiamento si è prodotto nelle ostie - seguita puntiglioso Svarca si prega di voler procedere contro l'arcivescovo mons. Edoardo Menichelli per i reati che la S.V. riterrà di ravvisare nel comportamento segnalato".

lunedì 24 gennaio 2011

RAIDUE La storia siamo noi - I segreti di Medjugorje


Un fatto positivo...Se non si era capito, Medjugorje è inevitabilmente storia, passata, presente e futura. E' l'evento più incredibile e cruciale del nostro secolo!
Un aspetto negativo. Il documentario di Minoli utilizza termini leziosi come quello di "Las Vegas della fede" e dà credito ad ipotesi bizzarre spacciate per storiche.
Ma ci sono anche contributi interessanti e filmati inediti...Da vedere e valutare! W la Gospa!


Antonio Socci - Caterina (da "Domenica In", 23/1/2011)





sabato 15 gennaio 2011

Eugenio Zolli e la visione di Gesù


Il 4 giugno 1944, la città di Roma è liberata dalle forze americane. Con decreto ministeriale del 21 settembre 1944, Israele Zolli, dimesso dalla sua carica sette mesi prima dai capi della comunità ebraica, torna ad essere il Gran Rabbino di Roma. In occasione della solennità di Kippur (Espiazione), nell'ottobre del 1944, presiede, nella sinagoga di Roma, le preghiere del Gran Perdono:
« Improvvisamente, scriverà, vidi con gli occhi dello spirito una vasta prateria e, in piedi, in mezzo all'erba verde, stava GESÙ con un manto bianco... A tale vista, sentii una gran pace inferiore, e, in fondo al cuore, sentii queste parole : " Sei qui per l'ultima volta. Ormai, mi seguirai ". Le accolsi con la massima serenità ed il mio cuore rispose immediatamente: " Così sia, cosi deve essere"... Un'ora più tardi, dopo cena, in camera, mia moglie mi disse: " Oggi, mentre stavi davanti all'Arca della Torà, mi sembrava che la bianca immagine di GESÙ ti imponesse le mani, come se ti benedicesse". Ero stupefatto... In quel momento, la nostra figlia più giovane, Myriam, che si era ritirata nella sua stanza e non aveva sentito nulla, mi chiamò per dirmi: " State parlando di GESÙ Cristo. Sai, papa, questa sera ho visto in sogno un grande GESÙ tutto bianco ". Augurai buona notte ad entrambe e, senza alcun imbarazzo, continuai a riflettere sulla concordanza straordinaria degli eventi ».
Alcuni giorni dopo, il Gran Rabbino rinuncia alla sua carica e va a trovare un sacerdote, per completare la sua istruzione sulle verità della fede. Il 13 febbraio 1945, Monsignor T raglia conferisce il sacramento del Battesimo a Israele Zolli, che sceglie quale nome cristiano quello di Eugenio, a titolo dì omaggio di riconoscenza al Papa Pio XII, per la di lui azione determinante in favore degli Ebrei durante la guerra. La moglie di Zolli, Emma, riceve il Battesimo unitamente al marito ed aggiunge al suo nome quello di Maria, la loro figlia Myriam seguirà i genitori in capo ad un anno di riflessione personale.


Ci alzeremo...


Il prossimo 1 Maggio sarà festa grande a Romavper la Beatificazione di Giovanni Paolo II.
Nell'attesa del lieto momento gustiamoci una perla di saggezza pubblicata sul blog di un caro fratello.

Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata...
Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita.
Ci alzeremo e proclameremo che nessuno ha l'autorità di distruggere la vita non nata...
Ci alzeremo quando un bambino viene visto come un peso o solo come un mezzo per soddisfare un'emozione e grideremo che ogni bambino è un dono unico e irripetibile di Dio...
Ci alzeremo quando l'istituzione del matrimonio viene abbandonata all'egoismo umano... e affermeremo l'indissolubilità del vincolo coniugale...
Ci alzeremo quando il valore della famiglia è minacciato dalle pressioni sociali ed economiche...e riaffermeremo che la famiglia è necessaria non solo per il bene dell'individuo ma anche per quello della società...
Ci alzeremo quando la libertà viene usata per dominare i deboli, per dissipare le risorse naturali e l'energia e per negare i bisogni fondamentali alle persone e reclameremo giustizia...
Ci alzeremo quando i deboli, gli anziani e i morenti vengono abbandonati in solitudine e proclameremo che essi sono degni di amore, di cura e di rispetto.

Giovanni Paolo II (Santo subito!)

Piccoli passi verso l'eutanasia


di Mario Palmaro

Un nuovo atto di “magistratura creativa” si è incaricato di dare un’altra spinta alla legalizzazione dell’eutanasia in Italia. Succede infatti che il Tribunale di Firenze ha accolto la richiesta di un settantenne in buona salute, che intendeva nominare un «amministratore di sostegno» a norma dell’articolo 408 del Codice Civile. Poco importa che l’amministratore sia stato introdotto dal legislatore per ben altro scopo. Secondo i giudici fiorentini, è legittimo nominarsi una sorta di tutore legale che, in caso di perdita di coscienza, può impedire ai medici di procedere con la rianimazione cardiopolmonare, la dialisi, la ventilazione, l’alimentazione e l’idratazione artificiale, se questa era la volontà espressa dal paziente a suo tempo capace di intendere e di volere. Insomma, il tutore può dare il via libera all’eutanasia senza che nessuno possa contrastarlo.
La decisione é dotata di un singolare tempismo, perché proprio nelle prossime settimane il Parlamento dovrà discutere il testo di legge sulle cosiddette DAT, le Dichiarazioni Anticipate di Trattamento. L’impressione di molti è che, dopo la vicenda Englaro, e dopo una decisione come quella del Tribunale di Firenze, ormai nell’ordinamento giuridico italiano si sia aperto un varco che permette comportamenti eutanasici, mediante l’abbandono terapeutico del paziente.
Questi ragionamenti hanno creato un clima di attesa di questo genere: i cattolici e molti pro life pensano che, se la legge sulle DAT verrà approvata, il rischio eutanasia sarà scongiurato.
Ma è proprio vero che le decisioni dei giudici hanno “cambiato” le leggi del nostro Paese sul fine vita?
In realtà, il nostro ordinamento continua ad avere un presidio molto solido contro l’eutanasia e l’abbandono terapeutico nelle norme del Codice Penale regolarmente in vigore, soprattutto gli articoli sull’omicidio del consenziente e sull’istigazione al suicidio. Quindi di per sé non siamo di fronte a una situazione di vuoto legislativo o di “far west”.
Il fatto è che alcuni giudici – per altro civili e non penali – hanno assunto provvedimenti che ignorano questo profilo. Ma c’è una verità tecnico-giuridica troppo spesso dimenticata: le decisioni dei giudici non hanno la forza di creare una legge erga omnes, ma decidono un caso concreto. Nulla impedisce, quindi, che un provvedimento come quello di cui stiamo parlando venga ribaltato da altri magistrati chiamati a decidere sulla medesima questione. E infatti, sempre a Firenze, tempo fa un’analoga richiesta di uso dell’assistente di sostegno pro testamento biologico era stata respinta prima dal giudice tutelare e poi dalla Corte d’Appello.
E’ ormai evidente a tutti che lo scopo di alcuni settori della magistratura favorevoli all’eutanasia è proprio quello di spingere il Parlamento a fare una legge e a riconoscere il testamento biologico. E anche ammettendo che il testo sulle DAT di prossima discussione non venga stravolto, esso comporta il riconoscimento solenne da parte della legge della efficacia e validità del testamento biologico. E contiene ulteriori “zone grigie” che andranno ben oltre il principio di autonomia del paziente. Dato che il problema vero è quello di impedire il proliferare di “sentenze creative”, l’unica legge necessaria è quella che chiarisce in modo inequivocabile che è vietata la sospensione di alimentazione e idratazione ai soggetti incapaci.
Proprio perché il problema vero è la volontà di alcuni giudici di forzare la legislazione a colpi di sentenze, dobbiamo però essere realisti ed evitare facili illusioni. Una legge sulle DAT non è garanzia contro le “sentenze creative”; anzi con ogni probabilità esse si moltiplicheranno – in maniera direttamente proporzionale all’ambiguità delle norme approvate -, e si assisterà a uno stillicidio di ricorsi, anche in sede costituzionale. Al proposito c’è un illuminante precedente, quello della Legge 40 sulla fecondazione artificiale, che dal 2004 a oggi è stata ripetutamente modificata da sentenze seguite a ricorsi.

Voltaire l'intollerante

di Rino Camilleri
tratto da LaBussolaQuotidiana.it
titolo originale Il disprezzo di Voltaire

E’ un «Voltaire sconosciuto» quello che racconta Andrea Vannicelli su Studi cattolici del novembre 2010. Recensendo un libro del 2006 dello storico francese Xavier Martin, ci mostra il «sordo risentimento nei confronti degli ebrei» e degli africani, schiavi «per natura» in quanto inferiori, che nutriva l’Apostolo della Tolleranza. E questo era già noto. Meno noto il suo disprezzo assoluto per il popolo, «tra l’uomo e la bestia», e le donne. Solo per loro conveniva mantenere in piedi l’odiata religione cristiana, affinché stessero al loro posto e ci rimanessero.
Divenne ricchissimo e potente a furia di «adulazione nei confronti di coloro» ai quali dedicava le sue opere. Ma diventava un belva coi suoi servitori. Nel 1739 recitava in teatro e un servo gli faceva da suggeritore. Poiché dimenticava le battute, se la prese con lui, urlando e sputandogli in faccia in piena scena, cosa che sollevò l’ilarità del pubblico. Isterico diventata con «chiunque osasse contraddirlo». Il celebre medico ginevrino Théodore Tronchin, che lo aveva in cura, lo giudicava «persona puerile e immatura, collerica e squilibrata».
Fece imprigionare due volte nella Bastiglia il giovane scrittore protestante La Baumelle, ricorrendo alle famigerate lettres de cachet con cui il re poteva incarcerare chiunque senza processo. La Baumelle ne uscì rovinato ma si era permesso di criticare le opere del Sommo, che lo accusò falsamente di scrivergli lettere anonime. Un altro giovane scrittore, J. Clément, subì lo stesso trattamento, e pure il giornalista parigino Elie Fréron, che ne morì di crepacuore lasciando la famiglia nella miseria.
Ma tale era la fama e l’influenza a corte di Voltaire che, quando fu ricevuto all’Accademia di Francia, la censura reale ebbe «l’ordine di non lasciar pubblicare nulla» di critico nei confronti del Nostro. Lo stesso Federico II di Prussia, che l’aveva letteralmente coperto d’oro, fu oggetto delle sue violentissime invettive quando fu allontanato da Berlino. Da tutto il libro recensito emerge il ritratto di «un filosofo che pratica e teorizza lo spregio dei suoi simili, eccetto i suoi colleghi filosofi», ai quali consigliava per lettera (1736): «Occorre mentire come un demonio, non in maniera timida e nemmeno per qualche tempo, ma arditamente e sempre».

lunedì 10 gennaio 2011

Genitore 1 e genitore 2....ma qualcosa non torna

Il bambino dell'immagine vi sembra spaesato? In un futuro non troppo lontano la parola papà e mamma, per inciso le prime parole che i bambini pronunciano, potrebbero scomparire. O almeno ce la stanno mettendo tutta. Perchè? Perchè papà e mamma sono due parole scomode e desuete...
Volete saperne di più? Leggete il seguente articolo di Andrea Tornielli, tagliente al punto giusto.
Ancora una volta in nome del politicaly correct a rimetterci è l'intelligenza...

tratto da LaBussolaQuotidiana.it
di Andrea Tornielli

Possiamo tirare un sospiro di sollievo: dal prossimo 11 febbraio sui passaporti statunitensi scompariranno le vecchie, obsolete e terribilmente discriminanti parole «padre» e «madre», così legate ai tempi e alla natura che furono. Ora saranno sostituite dalle più accettabili (ma soltanto apparentemente, come vedremo) espressioni «genitore 1» e «genitore 2», scelte per non discriminare i diversi tipi di famiglia, vale a dire quelle vecchio stampo e demodé, composte da un uomo e da una donna che (talvolta) generano dei figli, e quelle più a la page, nuove e moderne, che possono essere composte da uomo-uomo o donna-donna e non soltanto da quell’ormai irritante modello unico basato sulla differenza sessuale dei due componenti.
Certo, non vorremmo che gli States fossero costretti a rivedere presto questa loro decisione, che appare invero già un tantino sorpassata. Se ci si fosse infatti fermati di più a meditare il senso delle parole, si sarebbe scoperta anche l’assoluta inadeguatezza della parola «genitore», pur depurata dalle ormai fastidiose identità di genere. Infatti il genitore è colui che genera. E nel caso in questione, pur con tutti i possibili funanbolismi, è tutt’oggi alquanto arduo che uomo e uomo, o donna e donna, possano generare una nuova vita.
Occorre, e il caso recente e felice di Elton John lo dimostra, o una mamma in prestito, che conceda l’ovulo e l’utero in affitto, o almeno l’utero; oppure un donatore esterno di seme maschile. In questo caso, l’intreccio genitoriale si complica: chi ci assicura, infatti, che la madre affittuaria, non pretenda un domani di comparire almeno come «genitore 3»? In fondo, qualcosina di suo ce l’ha messo pure lei, accogliendo nel suo grembo quella nuova vita concepita in vitro, vale a dire con il sistema più moderno e asettico, che evita il barbaro e promiscuo esercizio della sessualità a fini riproduttivi.
È pur vero che esiste ed è di uso comune il termine «genitore adottivo», con il quale s’intende colui che adotta come proprio un figlio non suo. Ma in ogni caso sarebbe meglio per gli Usa, visto che cambiano, cambiare in modo chiaro, definitivo e inappellabile. Dunque, padre e madre no, genitore neppure.
Che termine usare? Si potrebbe pensare «parente 1» e «parente 2». Anche qui, però, l’obiezione sorge spontanea: quello di parente è un concetto ben più ampio di quello di genitore. Mia zia e mio cugino sono miei parenti, ma non mi hanno generato né esercitavano su di me la tutela genitoriale. Si potrebbe ricorrere al termine «persona», anche se troppo legato alla tradizione cristiana. Si può dunque pensare, meglio, a «individuo», anche se quest’ultima definizione suona un po’ troppo solipsistica, aliena dal rapporto di coppia e dunque potrebbe in fondo dispiacere.
E poi, non si dimentichi che quei numeri 1 e 2 accanto alla parola genitore ripropongono, in fondo, il maschilismo contenuto nella vecchia formulazione, che pervicacemente assegna la precedenza della citazione al padre subordinando la madre all’eterno secondo posto.
Una soluzione dignitosa e si spera accettabile in ogni tipo di famiglia, potrebbe essere questa: Individuo dotato di tutela genitoriale 1 (il numero non indica in alcun modo una precedenza né una primazia rispetto al successivamente citato), ed Individuo dotato di tutela genitoriale 2 (il numero non indica in alcun modo una subordinazione né una dipendenza rispetto al precedentemente citato). Si dirà che queste definizioni politicamente corrette appaiono un tantino lunghe.
È vero. Ma è meglio sacrificare una pagina di passaporto piuttosto che ledere i diritti di chi vuol giustamente gettare al macero le discriminanti e oggettivamente insopportabili definizioni di «padre» e «madre».

venerdì 7 gennaio 2011

Il grande porcello...dove i porci escono anche dalla bocca



Non solo vacche, manzi, torelli da monta, maiali e maiale, il sudiciume del grande porcello non ha limiti. Ora non solo gli animaletti fanno bella mostra di sè nello zoo mediatico di Mediaset, ma vengono premiati nella misura in cui proferiscono blasfemie. 

Un concorrente che bestemmia pesantemente la Vergine Maria viene "graziato" dal benevolente Grande Fratello ed un concorrente eliminato lo scorso anno per un pesantissimo insulto rivolto a Cristo viene ripreso in nome di una presunta giustizia...di certo non celeste...molto più probabilmente gialla solfurea.

Per un Beppe Bigazzi cacciato dalla Rai per aver detto una verità...ovvero che nel periodo di guerra alcuni mangiavano i gatti (e qualcuno lo fa ancora), senza considerare che in molte parti del mondo è normalissimo mangiare cani e gatti...dei concorrenti su altri circuiti televisivi bestemmiano e vengono premiati.

Due pesi e due misure? Si, ma con una bilancia ugualmente guasta.

Quando il politicaly correct rasenta l'imbecillità


C'erano una volta le avventure di Huckleberry Finn di Mark Twain, lette da generazioni di adolescenti di tutto il mondo.
C'era una volta Huck e l'amico nero Jim...fino ad oggi .
La casa editrice NewSouth Books, infatti, ha deciso di ritoccare il testo per renderlo politicamente accettabile. Perchè parlare di neri o negri che dir si voglia (che tanto poi è un sinonimo), troppo discriminante! E così decenni di storia letteraria vengono spazzati via dalle mani del purista censore.
Ma sapete cos'è che fa maggiormente rabbrividire? E' il contesto della censura...
Fosse stato un testo del Ku Klux Klan lo avrei capito, ma stiamo parlando di uno dei romanzi più antirazzisti mai scritti, in cui la parola negro ha un senso profondissimo.
Che senso ha sostituire la parola negro con schiavo? Allora le persone nere sono tutte schiave? E uno schiavo bianco? Ed un nero che non fosse schiavo come lo si chiama? Schiavo affrancato? Mah...si rasenta l'imbecillità in nome del politically correct.

Ha scritto Andrea Tornielli su "Il Giornale":

Il contesto in realtà risulta drasticamente impoverito: nel romanzo Huck è dalla parte dei «negri», dell’amico Jim in particolare. Ma se i «negri» scompaiono, e diventano generici «schiavi», si toglie forza alla denuncia.
Povero Twain, oltre al danno, la beffa. C’è infatti un particolare che rivela quanto la soppressione di «negro» a vantaggio di «schiavo» sia una completa idiozia. Alla fine del libro lo «schiavo» Jim viene affrancato. A quel punto, non è più «schiavo» ma è ancora «negro», e il professor Gribben, sbianchettatore politicamente corretto in forze alla Auburn university di Montgomery, si trova in un mare di guai.

L'appello di un genitore a Saviano "Giù le mani da mio figlio"


Tratto da Avvenire del 6 gennaio 2011
di Luca Russo
titolo originale dell'articolo «È vita vera quella di mio figlio intubato»

Caro direttore, so che sono fuori tempo ma ho indugiato prima di inviarle questa lettera.
Volevo rivolgermi tramite Avvenire a chi giudica 'indegne' le vite come quella di mio figlio. Per questo ho pensato di scrivere questa lettera aperta a Roberto Saviano.
Per dirgli: giù le mani da mio figlio!
Mentre in tv, caro Saviano, scioglievi parole morbide e vellutate in un fluido racconto mesto e pacatamente avvincente, ricco di gravi imprecisioni, io tenevo – e ancora tengo – la manina debolissima di mio figlio di sette anni, intubato da 23 giorni, sedato con 5 ml/h di non so quale medicina, ventilato 24/24h mentre un infermiere gli aspirava le secrezioni bronchiali ogni 2 ore, alimentato in via enterale, con le mani legate al letto per evitare che potesse tirarsi via aghi, fili e il tubicino della ventilazione, ogni mezz’ora un macchinario gli misurava la pressione, la febbre sempre sotto controllo. Lo stesso giorno, poche ore prima che tu t’improvvisassi profeta dell’ideologia moralistica, con piena coscienza di poter usare un microfono per tirare la linea tra il bene e il male senza concedere a nessuno il contraddittorio dovuto a un buon arbitro di linea, il mio primario mi disse che non c’era altra via che la tracheotomia: mio figlio non respirava più da solo.
Pensi che non pianga lacrime stanche per quel piccolo che da sette anni è legato piedi, bacino e spalle a una carrozzina a scorrazzare tra ricoveri e farmacie, a fare lunghe file davanti agli ambulatori e a passare prima di tutti nelle corse in ambulanza a sirene spiegate, a curare il dolore con il cortisone e le canzoncine dello Zecchino?
Pensi che non mi feriscano le tue parole irripetibili, di chi difende cause di giustizia senza aver avvicinato il dolore, senza averlo preso in braccio, senza averlo messo nel suo cuore, mentre io sto le ore nelle corsie degli ospedali a bagnare le guance del mio bambino con il pianto della mia impotenza?
Mi fai sentire banale in questo continuo credere che ciò che sto guardando è vita, vita a tutti gli effetti e con tutti i diritti.
Mi fai sentire sprecato in questo continuo correre come un matto a spezzettare il mio tempo tra mille figli di cui uno attaccato al fiato artificiale di una macchina?
Mi fai sentire fallito in questo quotidiano sacrificio del mio corpo, della mia stanchezza, della mia mente, ma anche dei miei figli, della vita con la mia sposa, delle passeggiate, della Messa quotidiana, dei miei familiari, sull’altare della condivisione che mi ha fatto padre di un bimbo disabile che altri non hanno potuto crescere in famiglia?
Tu usi il linguaggio dell’ideologia, io pretendo il linguaggio del cuore.
Quella che tu chiami assistenza per me è prendersi cura.
Quella che tu chiami sorveglianza per me è contemplazione.
Tu parleresti di emergenza, io la chiamo paura.
Tu diresti previsione, io la chiamerei speranza.
Quella che tu chiami giustizia io la chiamo vita.
Per te ogni malato è il titolare di un diritto, per me sono tutti testimoni di una vita vera, non importa se debole o forte; la qualità non toglie la natura! Seppure debole, la vita è vita e il malato una persona.
Non oso mettere la linea che segna la differenza tra ciò che merita di essere vissuto e ciò che non lo merita. Mio figlio non ha mai parlato né sorriso e se nessuno avesse mai provato a cantare una canzoncina lui sarebbe sembrato spesso assente, addormentato, e tutti avremmo nutrito dubbi sul suo stato di coscienza. Eppure mia moglie gli ha cantato Il pulcino ballerino e lui si è svegliato, e le canzoncine le vuole ascoltare anche con la respirazione assistita, anche con quella tracheotomia che ti ha fatto inorridire come la condanna più oscena della qualità della vita umana, mentre io benedicevo il mio primario che tirava fuori dal suo cilindro una nuova speranza di riportare il mio piccolo nella stanza da letto a dormire affianco al lettone.
E allora me ne convinco sempre di più: giù le mani da mio figlio, Saviano!
Quando vorrai riprendere il microfono in mano, prima di parlare di eutanasia visita le nostre mura. Sta sicuro: non ritornerai con un reportage per una nuova narrazione che invoca giustizia straziando il cuore sensibile degli italiani.
Quando ti avvicinerai a casa mia togliti i sandali, perché la tua non sarà una spedizione ma un vero pellegrinaggio da cui ritornerai convertito: avrai visto la vita in faccia!
Una famiglia di grandi e bambini che nessuno avrebbe portato a casa sua e che i giusti come te avrebbero lasciato morire ai margini di questa vita solo perché affranti da un handicap grave, o mantenuti in vita da una macchinetta che pompa respiri cadenzati. Nella mia famiglia siamo tutti felici, anche quelli 'attaccati alla spina'.
Molti erano stati lasciati per strada, io e la mia sposa gli abbiamo dato il nostro matrimonio, la nostra casa, tutta la nostra vita. E questo mio figlio in lista d’attesa per la speranza di un respiro in più non è nato dalle nostre viscere ma dal nostro amore, perché nessun bambino merita di stare da solo in ospedale senza mamma e papà.
Forse non è questa la giustizia per cui battersi?
A proposito, qui in ospedale c’è un bimbo abbandonato dai genitori: vieni a prenderlo!
Forse non sarai più così 'giusto', ma certamente lui sarà felice.
E tu pure.

La Bellezza non si può non riconoscerla


Vi propongo una stupenda riflessione tratta dal blog Berlicche.

La bellezza non si può non riconoscerla.
Non vederla, quando c'è, vuol dire non essere interamente umani.
Ciò che riconosce questa bellezza, dentro di noi, è lo stesso "circuito" che separa il bene dal male, che sa distinguere la giustizia, che cerca la verità. Quando siamo posti davanti a queste cose non possiamo quindi dire che non ci sono.
Anche un dittatore sanguinario come Stalin, che consapevolmente e intenzionalmente metteva a morte ventimila persone al giorno, può restarne toccato.
Ma poi cosa succede? Quel giudizio del cuore viene sporcato.
Sì, quella pianista è brava, ma è religiosa. Non è gran che, ma è realismo sovietico!
E cosa leggi a fare Berlicche, che è uno sporco integralista cattolico.
Si può tacere del bello e del giusto per ideologia, si può tacere per paura.
Ricordo l'episodio riguardante la pianista Marija Judina e Stalin, così come lo narra Šostakovič. Il dittatore ascolta per radio un concerto della musicista, e ne resta così colpito da chiederne il disco. Che non esiste, perché era una diretta. Così l'orchestra e la pianista vengono tirati giù dal letto e incidono in fretta una registrazione. Stalin fa avere alla suonatrice 20000 rubli, una cifra strepitosa.
Lei risponde così:
"La ringrazio per il suo aiuto, Iosif Vissarionovic. Pregherò giorno e notte per Lei e chiederò al Signore che perdoni i Suoi gravi peccati contro il popolo e la nazione. Dio è misericordioso, la perdonerà. I soldi li devolverò per il restauro della mia parrocchia".
Si dice che il disco fosse sul grammofono della dacia di Stalin alla sua morte.Come colpisce questo? Nel fatto che la paura - gli amici della Judina sono stati in gran parte imprigionati o uccisi - non cancella il giudizio. Non c'è nascondimento, ma piena libertà. Perché vi è la fede in qualcosa di più alto, che nessuna mano omicida potrà sconfiggere. Una limpidezza di giudizio tanto grande che sfocia nella misericordia, nella speranza. Perché al dittatore sono ricordate le sue colpe, ma anche la possibilità di cambiamento.
E' umano riconoscere la bellezza. Si chiama cuore, questa facoltà.
E' umano anche cedere, in questo riconoscimento. Si chiama peccato.
Riuscire a mantenerlo è qualcosa di più. Si chiama Grazia, ed è qualcosa di divino.

giovedì 6 gennaio 2011

Alcuni messaggi subliminali contenuti nel nuovo album Casa 69 dei Negramaro

Premetto che non ho ascoltato tutte le canzoni al rovescio...ma su 4, due contenevano dei messaggi nascosti o meglio delle parole nascoste...come al solito misteriose.
I Negramaro infatti, per chi non lo sapesse, non sono nuovi a questo tipo di tecniche. Già in precedenza hanno inciso tracce contenenti messaggi subliminali considerati innoqui...
Vi starete domandando perché mi sono messo ad ascoltare al contrario queste canzoni?
Questa volta ad incuriosirmi, oltre al successo dell'album sono stati anche il titolo (69 è un numero che richiama il contrario) e la cover che mostra nelle fattezze di un cuore un giovane pensieroso... Di seguito potete ascoltare prima al dritto poi al rovescio i messaggi in questione.

Dalla traccia "Voglio molto di più"
Negramaro_Voglio molto di piu'_Subl_coro_io lo so quello che voglio.mp3
Negramaro_Voglio molto di piu'_Subl_Iesus.mp3

Che ne pensate?

Manifestazioni e Manifestazione, quanta differenza!


Dall'editoriale di Samizdat On Line del 5 gennaio

Finalmente lo dicono anche i giornali. I cristiani sono massacrati. O meglio: riportano il virgolettato, "Dicono che i cristiani sono massacrati".Perché lo si scoprisse hanno dovuto morire in troppi, in maniera troppo eclatante per poterlo non vedere.
Eppure c'è qualcosa che non quadra ancora. Un'ansia improvvisa di urlare ciò che si è appena "scoperto". Manifestiamo, si dice. Come se quelle morti diventassero invece che il germoglio di una consapevolezza la scusa per potere gridare.Gridare cosa, altro odio? Non è alla vittime che in questa maniera si fa un favore, ma ai carnefici.
In una certa maniera è la caratteristica di ogni avvenimento della nostra epoca. Se non urla, se non si fa vedere non esiste. Come non esiste l'albero nella foresta che silenziosamente cresce o cade, come non esiste il gatto dentro la scatola. Se non lo vedo non c'è. Pensando, in fondo, che basti avvolgersi un asciugamano intorno alla testa perché la belva cessi di esistere. Se io non posso vedere lei, lei non può vedere me.
E così si scende in corteo, si sbraita nel microfono, si bloccano strade ferrovie aeroporti, si sale sulle sedie e si grida al mondo la propria idea su tutto. Possibilmente in diretta tivù.
Domani è l'Epifania. Epi-fania: manifestazione esteriore. Il Verbo si è fatto carne, Dio si è fatto uomo, ma ciò serve a poco se non è riconosciuto. Epifania è il momento in cui Cristo viene scoperto per quello che è: Dio-con-noi, il Re, il Messia. Un riconoscimento non urlato, quieto, fatto di passi discreti in una stalla di un paesuncolo della più remota periferia. Senza dirette tivù o striscioni, ma con la dignità di chi sa che è più importante quello che si fa di quello che si dice. Figurarsi di quello che si urla.
Quella manifestazione ha realmente spaccato tutto. Spaccato a metà la storia, i nostri cuori, le nostre convinzioni.
Come quella che occorra gridare per esistere.Non è vero.
Noi esistiamo perché qualcuno ci ama.

Quei risolini dementi sull'Immacolata


tratto da LaBussolaQuotidiana.it

Il Papa aveva appena lasciato Piazza di Spagna, alle 16.40 di ieri (n.d.r. 8 dicembre 2010), e la diretta condotta da Fabio Zavattaro si era conclusa con un commosso ricordo del vaticanista Giuseppe De Carli, scomparso nel luglio scorso dopo una malattia fulminante, ed ecco che la linea passa a "La vita in diretta", programma condotto da Lamberto Sposini e da Mara Venier. I due conduttori, seduti sugli sgabelli, scherzano un po' e parlano della festa odierna, la Venier chiede se sia la festa di "santa Immacolata" e poi con il sorriso sulle labbra, e con sguardo ironico, dice che è la festa di tutte le "immacolate". E giù a ridere. Grazie Rai. Di tutto, di più.

L'Epifania recuperata grazie ai bancarellari di piazza Navona

da LaBussolaQuotidiana.it

di Vittorio Messori

Nei giorni scorsi abbiamo parlato della perdita dei simboli identitari della fede cattolica. Visto che siamo ormai alla vigilia della festa dell’Epifania vorrei parlare di questa festa che venne prima tolta e poi reintrodotta nel calendario italiano.
Correva l’anno 1977, uno dei terribili anni di piombo, e i sindacati, allora dominati dai comunisti, accettarono la proposta degli industriali di eliminare qualche festa per evitare le troppe interruzioni della catena produttiva e i troppi “ponti” lungo il corso dell’anno. Ovviamente intoccabili erano le feste civili, dal 1° maggio al 25 aprile (per inciso, faccio notare che l’Italia è l’unico Paese al mondo a celebrare con ogni solennità la sconfitta subita in una guerra). Il sindacato acconsentì di cancellare dal calendario le feste dell’Epifania, dell’Ascensione, del Corpus Domini e dei santi apostoli Pietro e Paolo.
Il tutto avvenne per decreto del Presidente della Repubblica, senza opposizione da parte della Chiesa cattolica. I liturgisti, protagonisti di certe devastazioni post-conciliari, avevano infatti l’ossessione di riportare sempre tutto alla domenica, e così accettarono che l’Epifania di fatto sparisse per essere inglobata nella domenica seguente.
Nessuno si curò, ad esempio, del fatto che il mondo orientale più che il Natale festeggia l’Epifania, la manifestazione di Gesù al mondo, e dunque quel ridimensionamento appariva come un atto antiecumenico. Ma otto anni dopo, sempre per decreto presidenziale, l’Epifania tornò ad essere festa anche civile. Che cosa accadde nel 1985?
Proteste o manifestazioni della lobby cattolica? Raccolte di firme o campagne di sensibilizzazione? Iniziative della gerarchia? Nulla di tutto questo. A far tornare la festa furono i bancarellari di Piazza Navona.
Il Messaggero, quotidiano romano, per mesi cavalcò la protesta e diede voce ai commercianti titolari delle bancarelle nella piazza simbolo dei festeggiamenti dell’Epifania. Riuscì a coinvolgere nella protesta anche i commercianti di giocattoli e alla fine, la festa del 6 gennaio tornò a essere anche festa civile.
Mi colpisce anche che, mentre si sono fatte scomparire dal calendario feste e ricorrenze cristiane, se ne facciano entrare altre tipicamente pagane, gnostiche, magiche. È il caso di Halloween, che minaccia la festa di Ognissanti e la celebrazione per tutti i defunti. Finora la resistenza è stata lasciata a iniziative singole: un parroco, un’associazione di genitori… Purtroppo però si festeggia anche in qualche scuola cattolica.
Una volta ho parlato di questo con un alto esponente delle gerarchie. Lo invitavo a fare qualcosa per questo, magari un documento ad hoc. Mi rispose che aveva cose più importanti di cui occuparsi. Vale a dire l’ennesimo documento sulla morale o sull’impegno sociale del cattolico.
Nel frattempo, cancellano i segni della nostra identità.